Sartre
La differenza è che lui introduce un esistenzialismo laico. Per lui la questione era legata soprattutto al problema dell'uomo, l'uomo che vive questi momenti di angoscia, sofferenza, travaglio ecc.. deve andare a cercare le risposte non al di fuori ma dentro di lui.
L'uomo risolve tutto quello che riguarda il problema esistenziale all'interno di sé, quindi non c'è spazio per dio nella sua filosofia.
Quindi focalizza l'interesse nell'interiorità e quindi sull'uomo.
Con Sartre la filosofia assume delle caratteristiche piuttosto differenti perché l'esistenzialismo si apre e non rimane più all'interno delle accademie e delle università ma in questo periodo la filosofia si apre. Sartre fu il compagno di vita di un'altra filosofa Simone De Beauvoir, la quale fu una rappresentante del movimento femminista e diede la possibilità a Sartre di analizzare la questione femminile anche dal punto di vista di una delle attiviste principali di questo movimento.
L'opera più importante che scrive nel 1943 è “essere e nulla”. Come Hidegger anche lui parte dalla stessa domanda: che cos'è l'essere?. Sartre non da una definizione di essere però ci dice che ci sono due elementi fondamentali: tutto quello che sta al di fuori di me e tutto quello che sta dentro di me.
-Tutto quello che sta al di fuori di me lui le definisce l'essere in sé e di questo essere in sé l'io ha una visione piuttosto sfogata/opaca/confusa.
-Tutto quello che sta dentro di me, che riguarda l'io (la definisce coscienza), lo definisce essere per sé.
La caratteristica principale di questo essere è di essere libero. Attraverso questa libertà la coscienza limita o rinnega il limite che pone la realtà, perché la coscienza è in grado di elaborare continuamente una serie di progetti che possono essere sempre nuovi e che devono portare l'uomo alla realizzazione. Quindi la coscienza è libera perché è libera di scegliere ciò che per lei è più fruttuoso nella realizzazione del progetto. L'uomo è completamente libero secondo Sarte. Questo uomo che è libero vive un rapporto molto più intenso con l'angoscia e con il dolore, perché questa angoscia e questo dolore arriva agli uomini in virtù di questa libertà.
L'uomo di Sartre ha vissuto la morte di dio e quindi la scelta diventa una scelta più pesante perché l'uomo che deve ricostruirsi non sa se le scelte che sta compiendo sono le scelte giuste la responsabilità è solo la sua.(Anche per lui la scelta è un passo obbligato per vivere).
In oltre ci dice, (anche un po' in linea con quello che ci aveva detto Hidegger che l'uomo in generale è un essere gettato), anche per lui l'uomo è un essere gettato a caso, anche questo genera l'angoscia perché ad un certo punto la consapevolezza di essere nel mondo non crea nessun problema ma la consapevolezza di essere stato gettato a caso genera l'angoscia e il dolore. A quel punto l'uomo deve abbracciare la sua strada, nel momento che sono stato gettato nel mondo questa diventa la mia vita e per questo devo compiere delle scelte e devo realizzare il mio progetto.(es. Il soldato che fa la guerra non va in guerra perché lui ha scelto di farlo, va in guerra perché i suoi capi hanno scelto di mandarlo in guerra, e quindi lui deve combattere, ma nel momento in cui lui sta in guerra quella diventa la sua guerra, perché se io non accetto di assecondare la guerra vengo ucciso). Non è più una scelta generale ma diventa la mia scelta.
Ci dice inoltre: quando io entro in relazione con quello che ho intorno, io ho un in sé e un per sé e distinguo aggetti e coscienze. Introduce la filosofia dello sguardo: che si attua attraverso il volto dell'altro, quando incrocio lo sguardo di un'altra persona il suo sguardo tende a creare un conflitto tra la mia coscienza e la sua coscienza, perché attraverso il volto dell'altro e attraverso lo sguardo riesco a mettere a nudo l'animo dell'altra persona. Quindi ogni volta che due coscienze si incontrano entrano in conflitto perché lo sguardo ha il potere di penetrare nell'interiorità dell'altro e di metterlo a nudo e questo genera vergogna. Quando guardo qualcuno egli non può sottrarsi al mio sguardo e quindi inevitabilmente conosco gli altri. Con lo sguardo capisco che non l'altra persona non è un oggetto.
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