Heidegger

Nella prima fase del suo pensiero, espressa ad esempio in Essere e tempo, egli privilegia l'Esserci, cioè l'Uomo, come luogo in cui soltanto affiora il senso dell'essere, e dunque come centro della realtà.
Nella seconda fase del suo pensiero, successiva alla Kehre (attorno al 1930), Heidegger rifiutò la definizione di esistenzialista (in particolare nella Lettera sull'umanesimo del 1947): il baricentro di tutto non è più l'uomo, ma l'essere.
Con Husserl, Heidegger rinuncia a una interpretazione globale della realtà, cioè alla metafisica (intesa almeno in senso classico): la ragione non può interpretare esaurientemente il senso dell'essere; in altre parole l'uomo non può, ragionando, arrivare a dire: “ecco, adesso ho capito perché c'è la realtà che vedo e perchè io vivo”. Come per Husserl tutto quello che la filosofia può fare è, piuttosto che intrepretare, descrivere, e ciò che è descritto è il fenomeno. La filosofia è fenomenologia, inventario descrittivo dei fenomeni. Ma a differenza di Husserl, che era più fiducioso nella possibilità di cogliere delle strutture universali del fenomeno (mediante l'intuizione eidetica), Heidegger rinuncia a una analisi fenomenologica del mondo, del fenomeno in sé, ritenendo unico ambito legittimo di indagine il fenomeno per me, soggetto esistente individuale.
È vero che Heidegger parla di cogliere il senso dell'essere, che è il fenomeno per eccellenza, ma in realtà per “cogliere il senso” egli dimostra di intendere solo una descrizione dei fenomeni in cui l'essere si manifesta a me, al singolo, all'Esser-ci.
Sein und Zeit (Essere e tempo) è il titolo dell'opera principale di Heidegger (del suo “primo periodo”, ma anche, secondo molti, dell'intera sua produzione). Per lui la metafisica occidentale avrebbe, lungo tutto il corso della sua lunga storia, da Platone in poi, ridotto quello che dovrebbe, a sua stessa detta, essere il suo oggetto, cioè l'essere, a una sola delle sue dimensioni, l'ente in quanto presente e disinteressatamente contemplabile, presumendo di poterlo oggettivare e possedere.
L'essere infatti, se si dà solo negli enti, è però ben più che gli enti: gli enti sono qualcosa di rassicurante nella loro presunta stabilità, ma l'essere va oltre l'ente, è inafferrabile, anche e soprattutto per la sua estensione a tutte le dimensioni del tempo, non solo il presente, ma anche il passato e sopratutto il futuro.
La metafisica conosciuta finora è stata invece una metafisica della presenza, che ha arbitrariamente tagliato via le dimensioni non possedibili dell'essere per limitarsi all'ente come presenza, oggettivabile concettualmente.Nella prima fase del suo pensiero Heidegger attribuisce all'uomo un ruolo decisivo nel coglimento del senso dell'essere. L'essere si dà solo negli enti, e in particolare in quell'ente privilegiato che è l'Esserci, il Da-Sein, ossia l'uomo come esistente individuale. L'uomo, l'Esserci, non è una cosa tra le cose, che possa contemplare disinteressatamente il mondo mettendo tra parentesi la propria soggettività. Questa è invece orizzonte intrascendibile. Non possiamo cogliere il senso dell'essere in sè, ma solo il senso dell'essere per me.
Il senso dell'essere sarà dunque colto nell'esistenza: quello che occorre perciò è una analitica dell'esistenza, una analitica esistenziale, che come analitica renda esplicito ciò che è già implicato nella nostra esperienza e nei nostri giudizi, e in quanto esistenziale colga l'uomo non come un quid da definire, oggettivandolo (come specie animale o fenomeno psicologico), ma come un quis, come soggettività esistente.
L'analitica esistenziale inventaria gli esistenziali, cioè le caratteristiche essenziali dell'esistenza, e che Heidegger distingue, in quanto modi di essere dell'uomo, del Dasein, implicanti uno Zu-sein, un aver-da-essere e quindi la libertà, dalle categorie, che sono modi di essere delle cose in sé stesse.


i principi esistenziali sono:
  • IN DER WELT SEIN → significa che l'Esserci è nel mondo vitale con immediata apertura; non si dà un diaframma tra io e mondo, come aveva pensato il dualismo gnoseologico moderno
  • ZUHANDENHEIT → il primo atteggiamento dell'Esserci è pratico-affettivo, non è uno stupore distinteressato, ma un preoccuparsi, un prendersi cura
  • VERSTEHEN → la comprensione viene dopo, è il secondo atteggiamento verso il mondo, e non consiste tanto in una conoscenza contemplativa, ma nel proiettare delle possibilità
  • MIT SEIN → essere-con-gli-altri, che sono dati immediatamente, seppur non come soggetti, come altri io, come persone determinate, ma come costituenti il medesimo mondo, come altri-in-generale
  • SEIN ZUM TODE → dato che l'esistenza è temporalità, nella quale siamo inesorabilmente gettati e che ha come dimensione decisiva il futuro, la morte, che del futuro è l'inevitabile approdo non è un particolare insignificante o trascurabile, ma un tratto definitorio della stessa vita

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